Presentando il libro “Gramsci e la Massoneria”, edito da Tipheret, che riporta il discorso che il leader politico tenne alla Camera il 16 maggio 1925 durante il dibattito sulla legge Mussolini – Rocco contro l’attività e l’appartenenza alle associazioni (v. testo integrale allegato), Stefano Bisi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, ha sostenuto che Antonio Gramsci aveva colto per tempo quello che si stava preparando.
“Gramsci – ha tra l’altro detto Bisi parlando il 7 agosto a Matera – lo capì nel 1925 e noi modestamente lo abbiamo capito nel marzo 2017. Ci sentiamo degli alfieri delle libertà, dei guardiani della democrazia. E lo facciamo per due articoli della Costituzione Se quel 4 dicembre 2016 anziché dividerci, chiederci se era giusto votare Si o No per mandar mandare a casa Renzi o per tenere a casa Renzi, avessimo impiegato quel tempo per conoscere meglio la Costituzione ci saremmo ricordati di due articoli, il 18 che consente la libertà di associazione e il 2 che favorisce le formazioni e le aggregazioni sociali. Il filosofo Massimo Cacciari ha detto qualche giorno fa che le greggi senza pastore sono destinate a scomparire e destinate al suicidio. Vero. Perché se non c’e pastore le pecore girano a vuoto e si perdono. Un paragone che ci induce a chiedere perché nella nostra amata Italia si favoriscano le formazioni sociali, in un momento di crisi della rappresentanza politica dei partiti. Ma non vanno limitate le libertà di associazioni”.
“E allora – ha proseguito Bisi – che cosa facciamo per questo nostro Paese, per respingere una aggressione come quella della Commissione parlamentare antimafia (v. newsletter n.47 del 27 luglio)? Facciamo l’attività che il Grande Oriente d’Italia ha sempre fatto. Siamo presenti con 850 Logge e anche qui, in Basilicata, intendiamo crescere sul piano qualitativo per rinverdire la tradizione dell’Ottocento lucano. E queste nostre logge che si riuniscono periodicamente con i nostri grembiuli, i nostri guanti, il nostro rituale, che hanno fatto tanto sorridere, ironizzare alcuni membri della Commissione antimafia … Perché ironizzare? Il nostro rituale non è fine a se stesso perché è un momento di educazione civica, perché si impara ad ascoltare l’altro a parlare uno alla volta. Attività ormai in disuso, quella di ascoltare l’altro. Anche in Parlamento, luogo principale della nostra democrazia, c’è la volontà di sopraffare l’altro, di gridare sull’altro per ribadire che l’altro ha sempre torto. Non è così. Respingiamo gli attacchi i tentativi di denigrazione con una forte attività di informazione: oggi il libro a Matera, ieri a Lipari in un incontro sull’esoterismo dove abbiamo apposto una targa per il nostro Gran Maestro Domizio Torrigiani, qui confinato durante il periodo fascista’’.
(fonte giornalemio.it)